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Ecco perché è necessaria la fisioterapia dopo l’intervento per tumore al seno

Le donne che hanno subito un intervento chirurgico al seno possono riprendere in breve tempo una vita normale, con alcune accortezze.

Per alcune donne può rendersi necessario un trattamento riabilitativo specifico.

Ma anche se non si necessita di un intervento riabilitativo è importante iniziare da subito gli esercizi utili ad alleviare la tensione muscolare e l’eventuale dolore dei primi giorni post-intervento.

Ma cerchiamo di andare un po’ più nel dettaglio.

In cosa consiste l’intervento chirurgico?
Perché è importante intraprendere un percorso di fisioterapia?
E quale fisioterapia è più consigliato fare?

Leggi il nuovo articolo per avere tutte le risposte.

Buona lettura 😉

Cos'è il tumore al seno?

Il carcinoma della mammella è la forma tumorale più diffusa tra la popolazione di sesso femminile non solo nei paesi industrializzati, ma anche nei paesi in via di sviluppo.

Le cellule della mammella con un DNA “danneggiato” si moltiplicano senza più controllo dando origine alla massa tumorale.

Il tumore al seno può presentarsi in forma benigna (cisti o fibroadenoma), molto frequente nella donna oppure in forma maligna (carcinoma).

I tumori benigni dipendono molto dalle variazioni ormonali. Difficilmente evolvono nelle forme maligne, rimangono circoscritti al tessuto della mammella senza espandersi e solitamente è sufficiente tenerli sotto controllo.

I tumori maligni, invece, si differenziano tra quelli che non progrediscono e di conseguenza non danno metastasi e quelli che, attraverso la circolazione sanguigna e linfatica, diffondono le loro cellule e invadono altri organi.

Quando il tumore interessa anche altri distretti oltre al seno, si definisce “infiltrante” o “invasivo”.

La pericolosità di un tumore dipende non soltanto dalle caratteristiche di essere maligno e invasivo, ma pure dalla sua dimensione, dall’interessamento o meno dei linfonodi e dall’ aspetto molecolare.

Tutti questi fattori determinano l’aggressività di un tumore al seno e la sua prognosi.

In cosa consiste l'intervento chirurgico?

L’intervento chirurgico, oggi si avvale di tecniche micro-chirurgiche sempre meno invasive e demolitive per la rimozione del tumore al seno.

Si ricorre anche a tecniche di ricostruzione quando è necessario ricreare un’efficace rete per la circolazione linfatica.

L’intervento chirurgico può così consistere nella:

  • quadrantectomia
  • mastectomia totale con o senza posizionamento di una protesi mammaria
  • asportazione dei noduli e svuotamento del cavo ascellare

A volte si rende necessaria l’asportazione di alcune strutture muscolari come il muscolo pettorale con conseguenti compromissioni funzionali.

Ogni intervento chirurgico è diverso da un altro così come è diversa ogni donna che ad esso si sottopone.

Ma pure è diverso il recupero post intervento perché influenzato dalla radioterapia e dalle terapie farmacologiche o chemioterapiche.

Le conseguenze dell’ intervento chirurgico, più o meno invasivo, sono infatti:

  • dolore e limitazione dei movimenti della spalla dal lato operato
  • presenza di cicatrici che a volte creano aderenze
  • stasi linfatica e gonfiore al braccio dal lato operato
  • tensioni muscolari, cervicali, scapolari, dorsali
  • formicolii o sensazione di braccio addormentato

Con l’intervento chirurgico può accadere inoltre di danneggiare il nervo che innerva i muscoli adibiti a tenere fissata la scapola al torace.

La conseguenza è la cosiddetta “scapola alata” con difficoltà nei movimenti di elevazione del braccio, deficit motorio questo che può richiedere alcuni mesi di recupero.

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Perché è fondamentale fare fisioterapia dopo l'operazione per tumore al seno?

Un intervento chirurgico per tumore al seno lascia conseguenze sia nella sfera fisica e funzionale che in quella psicologica ed esistenziale.

Ecco perché sono necessarie le due figure professionali come il medico specialista fisiatra e il fisioterapista per prevenire le complicazioni della chirurgia.

La valutazione fisiatrica e il trattamento fisioterapico-riabilitativo sono infatti necessari sia nell’immediato post chirurgico sia nel lungo termine.

Questo per ristabilire le condizioni articolari, posturali e funzionali della donna operata al seno nel percorso di ritorno alle attività quotidiane.

Non sono solo le funzioni motore ad essere compromesse, ma pure quegli aspetti bio-psico-sociali nei quali vive la donna operata al seno.

Ed è attraverso l’ascolto, l’educazione, l’incoraggiamento al movimento da parte del fisioterapista che l’esercizio terapeutico diventa indispensabile ed efficace per la donna.

L’esercizio terapeutico con il fisioterapista, infatti, diventa un supporto non solo funzionale, ma pure psicologico al trauma vissuto di un tumore al seno.

Attraverso l’esecuzione di ciascun esercizio, le sensazioni del movimento, la gestione dell’eventuale disturbo è possibile infatti re-integrare le componenti fisica e psichica della donna operata al seno.

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Quale fisioterapia è meglio seguire post-intervento?

La fisioterapia post-intervento si basa molto sulla terapia manuale e sull’esercizio terapeutico, in particolare:

  • massaggio alla cicatrice per ridurre ed eliminare le aderenze cicatriziali sottocutanee tra i vari tessuti e per ridare elasticità al tessuto cicatriziale evitando la formazione ipertrofica di cheloidi (fasci di tessuto fibroso cicatriziale abnorme rispetto la ferita)
  • la rieducazione motoria per recuperare la funzionalità articolare e muscolare dell’arto superiore del cingolo scapolare e in particolare della spalla, prima di arrivare ad una capsulite adesiva.

Anche a distanza di anni dall’intervento, la mobilità della spalla incide sui tratti cervicale e dorsale, sulla simmetria destro-sinistra e su tutto lo schema corporeo.

  • esercizi posturali: recuperare la simmetria del torace e delle spalle è fondamentale per mantenere un equilibrio funzionale
  • esercizi respiratori per migliorare l’espansione toracica e per allentare la tensione delle cicatrici
  • linfodrenaggio all’arto superiore dal lato operato per lo svuotamento dell’edema e il ripristino della circolazione linfatica. Con l’asportazione dei linfonodi ascellari che fungono da “stazioni” lungo il percorso di scorrimento del sistema linfatico, i vasi linfatici risparmiati dall’intervento finiscono per condurre poco, male o addirittura non condurre la linfa. Questa componente liquida allora, lentamente si accumula nei tessuti dell’arto superiore creando un gonfiore, una forma particolare di edema chiamato linfedema. Il braccio diventa via via più grosso con segni chiari di pesantezza, limitazione nei movimenti, formicolii, dolore e disturbi muscolari.

L’obiettivo del trattamento riabilitativo attraverso gli esercizi è anche quello di favorire lo sviluppo di una nuova rete linfatica collaterale per il drenaggio della linfa dopo l’asportazione dei linfonodi.

Nei casi di linfedema importante all’arto superiore può essere necessario l’impiego di apparecchiature elettromedicali come la pressoterapia sequenziale per avvalersi non solo di terapie manuali, ma anche strumentali.

L’apparecchio esercita una particolare forma di compressione sul braccio, avambraccio e mano grazie ad una serie di cuscini gonfiabili che li fasciano in modo intermittente e sequenziale.

In aiuto al cosiddetto “braccio grasso” ci sono pure i tutori elasto – compressivi come i bracciali elastici e le guaine, le cui tipologia e misura devono essere prescritte per ciascun paziente.

Questi sono tutti ulteriori strumenti terapeutici in aggiunta alla fisioterapia.

Oggi la chirurgia cerca di limitare al minimo l’asportazione e di curare il recupero dell’estetica soprattutto quando le pazienti sono giovani.

Ma accade spesso che si trascuri l’aspetto motorio confidando in un ripristino funzionale spontaneo.

La riabilitazione viene delegata alla paziente consegnando un opuscolo di esercizi da eseguire.

Si lascia quindi, nella maggior parte dei casi, che la donna operata si autotratti.

È il ruolo del fisioterapista, invece, che risulta determinante nell’aiutare la paziente a muoversi correttamente.

Anche chi si sottopone a radioterapia ha bisogno di eseguire quotidianamente gli esercizi specifici perché i tessuti irradiati perdono buona parte della loro elasticità.

Il trattamento chemioterapico può causare stanchezza cronica e fatigue che va affrontata con una costante e adeguata attività fisica.

Di lieve o moderata intensità l’attività fisica aiuta anche lo stato emotivo-psicologico spesso caratterizzato dall’ansia e dalla depressione, grazie alla produzione di endorfine.

La sensazione di fatigue si riduce in seguito all’attività fisica con un conseguente miglioramento del livello fisico di energia.

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Consigli di prevenzione del tumore al seno

Ci sono raccomandazioni che il mondo scientifico insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fanno alle donne per prevenire il tumore al seno, a partire dallo stile di vita:

  • attento controllo del peso corporeo
  • consumo di verdura, frutta, legumi, cereali integrali, meno carne rossa, zuccheri, alcol, fast food
  • limitare le abitudini sedentarie facendo più movimento

Per la prevenzione del tumore al seno il consiglio è sempre quello di essere attivi quotidianamente, soprattutto le persone il cui lavoro prevede tante ore da seduti.

Anche in caso di diagnosi certa di tumore al seno, muoversi di più e fare esercizi fisici aiuta a:

  • migliorare la prognosi
  • alleviare gli effetti
  • migliorare la sensazione di affaticamento
  • combattere lo stato depressivo
  • favorire la circolazione linfatica
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Quali esercizi fare e come eseguirli nel modo corretto?

Ci sono esercizi che vanno eseguiti subito dopo l’intervento ed altri, come quelli di rinforzo muscolare, che devono essere considerati solo dopo circa un mese dall’intervento chirurgico.

Le regole per una corretta esecuzione sono:

1️⃣ non affaticare eccessivamente il braccio e alternare il movimento al riposo

2️⃣ compiere gli esercizi davanti allo specchio per controllare l’esecuzione e per evitare compensazioni

3️⃣ farsi aiutare da un fisioterapista nella scelta di quali esercizi più adatti alla propria situazione e della nell’eseguirli con precisione

4️⃣ farsi controllare dal fisioterapista a distanza di tempo per una verifica, per un cambio di programma e per il mantenimento.

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